martedì 30 ottobre 2012

la suora nella 500 che pensa

la suora nella 500 che pensa, in una rara immagine insieme ad un’amica. N.B. in questo momento la 500 è posteggiata
 
secondo gli scienziati, è stato accertato che la suora che passa ogni tanto nella 500, pensa.

questa suora è in grado di produrre segni verbali, e concatenarli, secondo un processo logico-deduttivo, dunque pensa.

questo, nonostante la presenza assidua e gassosa di dio in lei, dio che come è noto non è che propriamente pensa (essendo il pensiero cosa circoscritta, meccanica e umana).

a volte la suora, ad esempio, pensa: oggi piove. quindi (quindi! operatore logico...) devo portarmi l’ombrello. oppure: finchè la gatta va ci lascia lo zampino ( o insomma, detto meglio... non è questo il punto). oppure: signor dio, se faccio 10 rosari, fate materializzare un chilo di merluzzi per poveri? così vado in paradiso io, i poveri mangiano, e voi vi mantenete un po’ in allenamento...

 non c’è dubbio che questi (accertati dagli scienziati) sono pensieri. in che modo la suora riesce a effettuarli?
un’ immagine dell’occhio della suora. si noti il cerchio vicino alla pupilla. solo una coincidenza?

ci siamo chiesti innanzitutto se il segreto stesse nella 500, o nello straordinario abito della suora. infatti l’abito nero, assorbendo tutti i raggi cosmici, e impedendo la dispersione delle cellule della suora, produce un collasso dei segni fonetici e sinaptici vaganti nella suora, al punto che avrebbe potuto generare l’accumulo e l’esplosione deflagrativa del pensare.

attraverso un esperimento, tuttavia, si è visto che, prima mettendo solo una coscia fuori, poi anche del tutto fuori della 500, la suora pensava ugualmente cose. abbiamo fatto poi ripetere il pensiero dell’ombrello alla suora senza tonaca (nel rispetto della privacy) e l’esperimento è perfettamente riuscito. la suora ci ha anche riferito questa osservazione: ho anche osservato la mia carne mentre compivo il pensiero da voi richiesto, ed ho osservato che essa aveva un leggero tremolio, una specie di tremarella. inoltre sembrava così bianca, come se il pensare la impallidisse e sdiafanasse, per cui alla fine mi sembrava una specie di alba boreale in lapponia.

bisogna cmq pensare che la suora ha 60 anni ed è pallida del suo.  

 l’aleggiare nella suora di dio, l’essere che ha tecnicamente inventato il pensiero, e proprio perciò non pensava, come si è detto non compromette la sua attività pensieristica.

tutto il convento dove passa la giornata la suora (che di giorno insegna nel suo asilo, trasmettendo la sua attività pensierica ai bambini) ha una struttura particolare, che riproduce i limiti del pensare. ad esempio, la volta è fatta a cupola, con un lucernario iso-oculare in cui passa la luce. questa struttura, in cui abita forse a volte anche dio (ma in genere senza trattenersi la notte, anche perché si dimentica sempre le pantofole) nei volumi, nei giochi di luce, nell’antichità, nell’odore di cera e anidride carbonica, deve aderire il più possibilmente e umanamente ai veloci transiti di dio, con la sua morfologia verticale e dileguante.

d’altra parte appare difficile stabilire in che modo dio entra nella suora. attraverso la bocca e l’ano - i 2 estremi del gradiente cefalo caudale - e i vari buchini disseminati qua e là nel suo corpicciolo (orecchi, nasi, pori dilatati, ferite o foruncoletti ecc) sicuramente è possibile una certa introduzione. il grosso però avviene attraverso i pori del linguaggio, struttura avventizia di aria vibrante esterna alla suora, fatta in modo da essere estremamente prensile, porosa e adesiva. i minuscoli peletti di linguaggio, diciamo così, catturano il più alto coefficiente di dio.

 secondo la scienza, qui potrebbe essere l’origine del pensare. tuttavia, alcuni programmi tv criticano questa posizione, osservando che pensino anche vari uomini non preti e suore, ad esempio einstein, che pensò varie cose.
alcuni esseri umani che, secondo la scienza, pensano

il problema di fondo, naturalmente, è che: prima cosa dio non si vede e non è accertato. 2 : nella frase dei merluzzi (ad es.) la suora pensa dio (e dio non pensa la suora). 3: alcuni particolari del problema restano irrisolti, come mostrano alcuni programmi tv, e anche alcune pensate del politico formiconi.

 piove, dice la suora : quindi, ergo sum (questo per aumentare il tasso di cultura), prendo l’ombrello.
che piove, è evidente, perché c’è una certa sospensione umidiccia. ammettiamo pure che l’ombrello era inevitabile, macchinalmente solidale e quasi tautologico. ora il punto è: come può la presenza dell’ombrello nella seconda parte dell’atto pensierico, farsi essere pensata come conseguenza dell’umidità, o insomma della prima? che c’è nello spazio fra umidità e ombrello? una specie di percorso, o come un tirante, o un varco spazio-temporale? un fumigare dell’umidità verso l’alto, condensata e concretata poi nell’ombrello?  è sicuro che data la piovaschità, non si poteva prendere un ferro da stiro, o un cappello?

quest’immagine evidenzia la somiglianza con l’otaria rio

punto secondo, ancora più strabiliante per l’osservatore del blog livio borriello punto com (o altri): come mai, il pensiero della suora, è proprio della suora, è intimamente suorico? esiste un punto della suora, che è proprio nella suora, e da cui possiamo con certezza dire che sia sgattaiolato il pensiero? se il pensiero della suora, è fatto in definitiva della stessa materia della suora (tubi spiraloidi di aria vibratile, sagomati sugli organi fonatori... la o ad es. quasi perfetta, la r fatta a ballonzoli ecc; oppure configurazioni svariate dei suoi flipper elettrici nella pastrocchia del cervello, che fanno insomma alla fine tutta quella tiritera dell’ombrello, la pioggia ecc..), dove finisce il pensiero e dove comincia la suora, e dove finiscono il pensiero e la suora - cominciando il resto?

 questo ed altri problemi, come non è stato possibile ben chiarirlo nel caso dell’otaria – nonostante le indagini estese anche alla famiglia, il nonno delle isole ballestas e la zia innamorata di albano – appaiono poco chiarite anche nella suora con la 500, fermo restando che pensa.

si dovrà quindi probabilmente esaminare meglio la faccenda, alla luce di sue nuove pensate, che non tarderanno data la sua intelligenza.

 
la famosa 500 della suora che secondo la scienza pensa. non ci è sembrato giusto mostrarvi il numero di targa



per avere un quadro più scientifico della problematica vai anche a Rio, l'otaria che pensa e Le origini. la famiglia di rio
 
 


 

 

 

 

6 commenti:

  1. Lo zio delle Ballestas peruviane è un leone marino, in Verità, e puzza piuttosto.
    Geniale.
    Mi sarei tuttavia aspettato una comparazione ontologica della cinquecentitudine applicata alla matriosha dio-suora.

    A

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  2. eh eh, hai ragione, il concetto della 500itudime è da approfondire... grazie della precisazione sullo zio...

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  3. e continuando nell’esplorazione del blog m’è presa la curiosità di andare a leggermi il post al numero uno tra quelli che preferisci...
    davvero divertente, oltre che ricco di spunti ontologici e che spaziano dall’ombrellitudine ad Einstein (anche se anha sapta e piccolo sono una spanna sopra).
    : )
    ok, provando a ricapitolare, la suora pensa e le evidenze sperimentali suggeriscono che tale fenomeno fisico non dipenda né dallo straordinario abito nero né dalla cinquecento. sarebbe a questo punto interessante capire se ciò che la suora osserva scuotere le sue carni pallidissime mentre pensa sia il pensiero stesso. in tal caso sarebbe lecito ipotizzare che il leggero tremolio sia il pensiero di dio - e non della suora - che la possiede carnalmente e che quindi il pensiero sia intimamente, ma non intimamente (suorico).
    aperta resta invece la questione di come il pensiero di dio entri nella suora. un recente studio pubblicato sulla rivista Trends Nunsciences ha documentato l’esistenza di una fessura finora sconosciuta nella regione ventrocaudale della suora adiacente alle pinne posteriori, la cui morfologia spirituale seghettata parrebbe riprodurre il calco negativo le seghe mentali del pensiero spirituale. data la sua elevata specie specificità, gli studiosi hanno deciso di identificare la fessura col nome di “fessuora”.
    : ))
    la cosa più inquietante però è che ho notato una somiglianza incredibile tra l'occhio della suora e l'occhio del tuo avatar (si differenziano, in effetti, solo per il cerchio vicino alla pupillaaaargh!!!!)
    : )))

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  4. malos, stavolta polemizzo (aspramente?) con la tua affermazione che anha sapta e il piccolo sè siano una spanna sulla suora... ed è ovvio, la mia classifica dei post è certo da ritenersi fluida, ma si ispira cmq a un criterio preciso... secondo questo criterio, anha sapta e simili sono magari cose buone, riuscite, bontà tua belle e anche un po' nuove rispetto al raccontino tradizionale... ma restano racconti, letteratura... tutto il senso del mio blog è invece proporre nuove forme di percezione, nuovi modi di porsi davanti alle cose... la suora è un esempio del genere. non solo (ma anche) perchè realizza un'ottima integrazione fra immagine e parola (e questo, tu artista visivo, dovresti apprezzarlo...), ma soprattutto perchè allinea parole, agisce verbalmente, a partire da un sistema di riferimenti psichici diversi... l'aspetto divertente della cosa, su cui tu batti molto, è solo una conseguenza incidentale, un effetto da straniamento dovuto a un altro modo di sentire.... qui nno posso approfondire, dovrei fare magari un posto per spiegarlo, ma prova a leggerlo diciamo "svuotandoti", oppure in uno stato psichcio non ordinario... ti accorgerai che dietro la descrizione surreale, c'è un altro posiziionamento fra le cose... ed è quello che cerco in molti dei post che ho indicato come preferiti, e in altri apparnetemente strani, o respingenti, o incomprensibili....
    sulla foto hai ragione (qui il tuo sguardo visivo non sbaglia)... è un'ignobilissma truffa, quell'occhio non è della suora (e dove la beccavo?!) ma il mio....beh, ma siamo tutte creature umane, in fondo....

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  5. "tutto il senso del mio blog è invece proporre nuove forme di percezione, nuovi modi di porsi davanti alle cose..."
    ok, ti credo
    : )
    eppoi mi piacciono gli staniamenti. forse è solo un problema di come si impugna lo strumento. forse preferisco riempirmi che svuotarmi. forse ti leggo immaginando di essere più un lettore che un autore...
    : )))
    chissà. certo che se abbiamo qualcosa da comunicare e lo facciamo assumendo sembianze respingenti, un po' ci diamo la zappa sui piedi. oppure siamo poeti mancati
    : )
    a presto, con le "aure"...
    (ps: un giorno, se hai voglia, scriviamo qualcosa a quattro mani. sono curioso di vedere cosa nasce)

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  6. sul respingente (termine della mia amica laura)... questione complessa... certo esiste il dissonante ecc... ma la mia hp è che il respingente sia un attraente non compreso...
    chissà. magari capiterà che scriviamo qlcosa assieme..

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