martedì 4 settembre 2012

sesso, pochezza, poligamia - parte I

l’orgasmo – lo spruzzo, il getto, la deiscenza da parte dell’uomo, l’abbandono, lo spalancarsi, il fremere, il leggero risucchio dei geni dell’amante verso l’alto nella donna – è uno degli attimi  della vita che attengono a una verità sacrale, pochi secondi in cui la parete della realtà si assottiglia e il caos nebuloso, l’indeterminato che ci determina, la confusa pulsazione che proviene dall’altra parte, l’impensato che ci include e avvolge, in qualche modo trasluce, invia segnali.
anche un film porno, anche una pacca sul culo, anche una lingua sul glande, a volte (drammaticamente) anche uno stupro portano il segno, le tracce, l’aura intensamente colorata di questa sacralità, e insomma il godimento erotico ha sempre un carattere di incandescenza che lo nobilita.
                                      

ma i media, le conversazioni, i rapporti fra gli amanti sono sempre tarati da un tasso di sessuofobia,   indice certo di pochezza, che produce reazioni di allontanamento, di rimozione, di paura, mascherati da fastidio, irritazione e addirittura ribrezzo, o ironia. è il paradossale disprezzo dell’atto che ci ha “esistito”, dell’istante incomparabilmente più potente, decisivo, significativo della nostra esistenza, perché, dentro o fuori dell’amore, dentro o fuori dalle regole sociali e matrimoniali, sotto un baldacchino reale o in un cesso, in estasi o occupati dalla più triviale preoccupazione organica o economica, noi siamo venuti da quel gesto, da quella discontinuità, crudamente sessuale e non necessariamente fusionale o agapica.

è una riprovazione riservata esclusivamente alla sessualità, non deriva dalla giustificata paura di travolgimento e perdita del controllo, che è comune anche all’innamoramento sublimato e romantico, o ad altre tipologie di passioni (ad es. il gioco...o quella che è stata detta la follia materna), o la percezione dell’aspetto bestiale, primitivo,  meccanico della sessualità, di cui partecipa anche il piacere del mangiare.

...
(qui sarò più chiaro nella parte II)

io non voglio negare che il sessuale e l’erotico vadano protetti e avvolti dal naturale senso del pudore, che ha una funzione sociale, evolutiva, estetica, religiosa nel senso alto, e infine paradossalmente erotica ben precisa.

voglio solo rivendicare la purezza del gesto in sé, racchiuso in quel guscio, nella sua segretezza, e sgombrare dunque tutte quelle torbidità e incrostazioni di tipo abitudinario, culturale, o meglio inculturale che lo disconoscono, lo svalutano e lo precludono, e infine impoveriscono e ingrigiscono la nostra vita, quei pochi attimi vivibili (70, 80 anni che sono...) di cui abbiamo disponibilità.

una nuova etica, rigorosa, è possibile solo a partire da una liberazione della sessualità che non abbia i caratteri utopistici degli anni ‘70, né quelli edonistici, consumistici, diportistici di quelli presenti... 

P:S: poichè l'ispirazione per la promessa seconda parte tarda a venire, e vedo dalle statistiche che al pezzo accede ancora qualche lettore, accenno anticipatamente ai punti centrali della stessa: l'istituzione del matrimonio non appare più conciliabile con la sensibilità moderna... di fatto le coppie "evolute", consapevoli, si separano o si tradiscono; l'amore non dovrebbe confondersi col possesso, la sensibilità e la percezione dovrebbero consolidarsi, evolversi, trasformarsi e trascendere fino al punto di ritrovare nel piacere dell'essere che si ama il proprio piacere - se davvero si ama; è forse il tempo di proporre e sperimentare delle forme consapevoli, magari istituzionalizzate, di rapporto poligamico fra partner ... lo so, è difficile pensarci, ma tutto sta nel cominciare a pensarlo seriamente...


P.S. baudelaire scrisse: l’amore nasce da un’inclinazione generosa, quella a prostituirsi, ma è presto corrotto da un sentimento volgare, quello del possesso.


della poligamia ho anche scritto qui: grillo, la poligamia e altro...


data anticipata per motivi tecnici. data di pubblicazione reale 16-10-12 


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