venerdì 20 settembre 2013

gli occhi

 
...l’importanza umana è fondamentale, tuttavia è discussa. quasi tutta l'aria utlizzata fuoriesce deformata e sagomata. in un caso abbiamo osservato questa combinazione di sagomazioni: chi fece i conti male fu il figlio del maiale. uno si chiamava: tonino. uno restò 2 secondi col braccio sospeso mentre guardava un infisso. altre osservazioni seguiranno, ma queste erano quelle fondamentali...
 
si definiscono uomini certe formazioni staccate dal mondo che sono in grado di saltellare. essi sono composti di 7-8 tubi in una tunica sbiancata. rientrano nella definizione finché le loro caratteristiche sono reversibili...
se per esempio un filamento del linguaggio si estende tanto che non può più rientrare nel loro controllo (nell’involucro), vengono detti pazzi, e in linea di massima non si considerano più né un io né un uomo. se un braccio se ne parte diventano un uomo senza un braccio, sempre un uomo, però non tanto integro, anzi esiste un termine, un malato, che significa qualcosa sulla via di essere un morto. un morto infatti non è un uomo, perché se ne è partito (irreversibilmente) tutto il linguaggio, anche se è tale e quale, ma molto malato e molto impallidito, incapace di fare saltelli e inutilizzabile.
la saltellività è fondamentale, prova ne sia che il verme non saltella ed è formato da un tubo solo (nessuno lo chiama uomo). il verme è sempre conglobato nel terreno, che gli si infila dentro e poi lo metabolizza a sua volta, l’uomo nel saltello si stacca per circa un secondo e comprova la sua autonomia dal pezzo terra.
il mondo comunque, astri, aria ecc, continua a passare nell’uomo attraverso alcuni fori praticati in esso. a volte passano anche altri uomini, e più di frequente escrezioni linguistiche di altri uomini. tutto ciò fa anche il network (!). quando una variazione colorata e spesso aranciata del cielo lo attraversa, abbiamo osservato un caso in cui fuoriuscivano le parole linguistiche: che poesia.
certi occhi che stanno in alto sono il foro liquido del corpo, il taglio da cui traspare l’instabile interno. anche sotto in zona imotubica subcaudale ci sono un occhio o 2 occhi, ma sono chiusi e pulsanti (fuoriesce del mondo triturato). una presenza particolare in questa zona in metà circa degli uomini è un tubicino ora più grande ora più piccolo. con gli occhi alti invece gli uomini si attaccano fra loro, poiché essi rilasciano un fluido incessante di linguaggio umido, di iridescenze ormonali e di vari affastellamenti sfrangiati e caotici. durante una passeggiata un uomo vede 2-300 occhi (tagliati in circa 100 persone), e tutte queste viste sorreggono una struttura politica. i piccioni a volte si interpongono nella vita politica, ma con effetto irrilevante.
alla fine di molti incastri e miscelazioni di occhi gli uomini si sposano - o qualche volta si salutano o prendono la patente ecc. – e cioè si attaccano ancora di più, in genere stanno più spesso in uno stesso posto (per esempio su un organismo di molle e cirri boffici insaccati in una pellicola schiacciata di vegetali candeggiati: un letto). qui ne accadono di cotte e di crude.
l’importanza umana è fondamentale, tuttavia è discussa. quasi tutta l'aria utlizzata fuoriesce deformata e sagomata. in un caso abbiamo osservato questa combinazione di sagomazioni: chi fece i conti male fu il figlio del maiale. uno si chiamava: tonino. uno restò 2 secondi col braccio sospeso mentre guardava un infisso. altre osservazioni seguiranno, ma queste erano quelle fondamentali.


APPENDICI

nota esplicativa
alcune incongruenze esistono fra gli uomini e il mondo. le sedie sono a forma del culo degli uomini, e qui i conti tornano. lo spazio però, per esempio, non assomiglia affatto alla pappa dei neuroni corrispondenti, e nemmeno il cielo agli occhi, perché è verticale mentre quelli vedono piatto. in genere il mondo si sviluppa fra un infinito di punti infiniti e un punto-sistema detto me, che ogni uomo genera, e gli sembra qualcosa, ed è oggetto di scienza, e tuttavia si sfalda all’analisi, sotto lo sguardo, e retrocede, fino alla parete del corpo, che però fa di nuovo parte del mondo. in mezzo, si sistemano:  ad esempio la targa della macchina che inscatola la suora col mondo dentro; lame di luce; traiettoria zigzagante per fini evolutivi di zanzara stronza; IX di betoven; vero amore, ma basato su pregnanza formale di alcuni pezzi di carne; ingiustizia; papa; tonino; varia altra roba. tutto questo ovviamente mi getta nello sconcerto, e quindi io lo scrivo, ma fallimentarmente. scriverlo, significa semplicemente ridurlo a corpo.

tacs
mi diceva ieri il neurologo guardando la mia tac che il mio cervello è fatto un po’ a modo suo, con certe sacche, spazi, cisterne, flussi vari che pare che di regola non ci dovrebbero essere. ora questi spazi in particolare sono sicuramente la ragione per cui scrivo queste cose, per cui caso mai qualcuno ci volesse cercare dei significati reconditi, politici, allegorici, traslati, metalinguistici o che so io, io gli direi che non è il caso, come gli confermerebbe sicuramente il mio neurologo.
pare infatti che da una parte certi pensieri, certe parole nel cervello devono fare dei salti per circolare da un lato all’altro (tutto il percorso prima di arrivare alla bocca o alla mano che scrive), dall’altra che c’è una certa abbondanza di liquidi per cui pare che questo cervello è tutto zuppo, e si riduce infine a una specie di broda in cui galleggiano certe parole senza un ordine molto preciso. comunque nella tac queste parole non si vedevano, però si capiva che c’era tutto un formicolio e un pullulare e una specie di ebollizione o rimescolio della broda, e questo dipendeva dal fatto che il cervello era tutto impregnato di queste parole che poi alla fine produceva lui stesso. questo almeno è quello che ho capito. il neurologo comunque alla fine si è preso 200 euro senza fattura, ma penso che sono stati soldi ben spesi per capire finalmente l'essenziale dei miei scritti (l'esser-scritto degli scritti) che finora non avevo capito bene perché li scrivevo, e forse della letteratura in generale che a differenza della scienza, della tv e di altri insiemi di parole più sostanziosi dipende molto probabilmente tutta da questi spazi vuoti o altre scollature e sdruciture e piccole defaglianze dei cervelli. ora vorrei fare anche un altro esame più preciso per esempio una rm per capire se per esempio in uno di questi spazi c’è anche l’io, che a parte che sembra un po’ zuppo e malmesso pure lui, secondo una mia teoria potrebbe proprio trovarsi in uno di questi spazietti accessibili alla scienza moderna.



nella foto, indicato dalla freccia, si vede chiaramente che percorso intorcinato devono fare le parole per arrivare fino al canale d'uscita della bocca o della mano scrivente
 


tacs evolution
una mia amica eletta scrittrice mi telefonava ieri preoccupata per aver letto certe notizie sulla mia testa e perché l’avevano frugata con certe tacs.

intanto però la situazione era cambiata, e il neurologo trovava sia il mio cervello che il cerebello tutto ok e formulava una nuova ipotesi (sempre 200 euro senza fattura), che se ho ben capito consisteva in questo: che il male della testa non dipendeva tanto dallo scombinamento della testa, che pure c’era, ma dal prodotto stesso del cervello, che aveva poi finito per ammassarsi e ingrommarsi nel cervello stesso. il problema in un certo senso sono proprio queste cose scombinate che scrivo – cioè erano quasi dei grumi letterari il problema, o almeno questo ho capito. è una teoria alla fin fine su cui campano molti giornali, e a suo tempo un certo ebreo colla barbetta che cercava di fare tornare i conti fra la fissazione per la mamma e la logica devastata e colliquata di un cervello notturno.

la sua teoria sarebbe che molti mali alla testa o alla pancia sarebbero in effetti mali alle parole.

nel mio caso la cosa starebbe un po’ in questi termini: nella broda zuppa del cervello ci sono tutte queste parole galleggianti un po’ come quella specie di formaggio dopo il bagno se eri molto zozzo, parole prodotte dalle necessità della vita, della letteratura o del sogno. queste parole stanno a metà fra il liquido, il solido, il vaporoso e la quarta dimensione, perché in pratica prima di essere sparate fuori sagomando la glottide o configurando la mano, stanno là nel pappone sotto forma di certi getti di atomi, tipo elettroni o bosoni di X. nei mistici ci sta anche una certa percentuale di dio in queste parole in una forma che la scienza non ha ben chiara, per esempio certi vuoti sbrilluccicanti o iridiscenti, o proprio dio vero è proprio che può anche assumere una forma piccolissima (meno di un moscerino), o anche sotto forma di anellito al bene o a volte come voto per l’8 x 1000. insomma a qualche parte queste parole devono stare, per esempio nella cisterna magna, che là qualcosa sta dritta per la parola bianco, a capo sotto per la parola nero. ora queste parole o si vanno raggrumando (nei casi più fortunati esce un articolo coerente, nel mio caso e in quello di certi politici no), oppure che so saltabeccano, scapriolano, o si ammollano e afflosciano, e si sderenano tutte snerbate e disossate, oppure si ingolfano, o s’incordano, o scricchiolano e si sgretolano, oppure si appesantiscono, raddensano e costipano, ma insomma sono queste stesse parole che a un certo punto come certi grumi nel puré di patate o certa schiumazza del brodo di pesce alla fine sono loro stesse che diventano di nuovo materia (che materia erano). insomma queste parole sono prodotte come una specie di trasudazione della pappa, una specie d’annerimento o come dire, sbavamento, bollificazione di questa gelatina... ma poi in qualche modo diventano qualcosa e o attaccano la roba stessa che le produce, cioè la testa, o fanno volume e non possono più rientrare a posto, per cui gliene alla testa viene male, e essendo mia la testa la testa fa male a me. come si vede la teoria non è molto chiara, ma su questo ci campano molti, e la gente deve pure campare per far produrre parole a loro volta ai loro cervelli, è tutto un giro. molti vanno anche alla tv a dirlo, e diventano gorilli alfa, e scopano pure di più che è sempre qualcosa, tipo lo psicologo morello. 

grazie a questa teoria il neurologo mi ha dato lo xanax per un mese, che forse doveva sbiadire o dimagrire le parole (tipo corpo 7) oppure renderle un po’ tipo guscio vuoto, per esempio mentre pensavo la parola albero dentro ci mettevo una cicoria più leggera, o almeno questo ho capito, ecco perciò che sto scrivendo questa roba. altra ipotesi era che queste parole dicessero la verità, tipo dire al neurologo che non era molto intelligente (questo però non gliel’ho detto), o altre verità abissali, perché questa rivelazione della verità esterna al cervello, sgorgava il cervello, o forse faceva entrare nel cervello le cose pari pari come sono, il che lo rendeva limpido come acqua di fonte gorgogliante, come un programma di piero angela o il bacetto di un bambino (allegorie mie, no del neurologo) e insomma il bene vinceva sul male.

il mal di testa però c’era ancora. il problema secondo me restano sempre certi spazietti. se per esempio un piccione va in uno spazietto così perché io lo sto guardando, è chiaro che tutto quel frullo di ali e il becco appuntito fanno irritazione e sfregamento sull’arancioide, non parliamo del lavoro, lo strass, la faccia di uno alla tv, le ingiustizie e compagnia bella. infatti nel cervello molto raramente va roba buona, e questo dipende un po’ dal fatto che : o che dio voleva renderci le cose difficili per farci capire che era meglio lui, votare lui e farlo essere giustamente il vero capo del mondo (eh...perché poi se fai dio e nessuno ti pensa che ci guadagni?), o che al contrario tutta questa frattaglia in testa, o fra le costole, tutta questa tuberia dentro le braccia e le gambe, già è strano che funziona ed anzi consiste in noi, figuriamoci se poi funzionava bene dato che dio tutto l’insieme l’aveva inventato sostanzialmente per sfizio, e poi tutto è andato per caso a fare una cosa o l’altra. originariamente serviva solo a fare peso come le pietre, l’acqua, il gas e tutta l’altra roba visto che dio già l’aveva inventata.

5 commenti:

  1. Liviobo, a volte mi dai l'idea che puoi fare che vuoi tu con la lingua, ma non trovi niente di meglio da fare che dire delle assurdità.

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  2. questo va ai primi posti. quanto ti lasci un po' deformare e sagomare dall'autoironia, dai il meglio di te al punto sistema detto amen. ehi, anch'io conoscevo uno che dopo aver iniziato a digitare un numero sul cellulare restò 2 secondi col dito sospeso mentre guardava un prefisso! che aggiungere? che potrei muovere delle osservazioni all'idea di un'importanza umana ma la cosa fondamentale è.
    un'altra cosa, pensi che le parole facciano un percorso tortuoso per uscire spinte da un bisogno o per motu proprio? ma soprattutto il labirinto in cui cercano/cerchiamo (a seconda della risposta alla domanda precedente) lo smarrimento, rappresenta a questo punto un’identità col l’allegoria borghesiana della complessità del mondo?
    intendo, se il cervello è il labirinto, ovvero il “simbolo naturale della perplessità”, allora esso si è modellato in milioni di anni in base alla pressione evolutiva di *confondere gli uomini*, nel senso che addirittura la sua stessa architettura è funzionale a tale fine. o meglio, a tale pensiero senza fine, quindi infinito.
    ps: la prossima volta che vuoi serve un neurologo, per ricambiarti del dono di mica me, passa gratis da me che ci facciamo due risate, una risonanza e pure una riserva 2008 di salviano di titignano
    : )))

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  3. beh, stavolta direi che la sintonia è assoluta, occhi è uno scritto che rientra del tutto nella mia idea di lavoro sulle percezioni preliminari...
    secondo me la cosa dipende dal fatto che il 4 aprile c'era la luna in gemelli (mio segno) per cui stavi più in sintonia...
    sul percorso delle parole... credo che tutto giri all'impazzata... su borges, è probabile...
    accetto anche la visita neurologica, di cui c'è sempre bisogno... e mi fido più di un neurologo creativo che di uno ortodosso...e ovviamente questo salviano di titignano, che è sempre buona medicina...
    p.s. visto che sei neurologo aggiungo questa evoluzione tacs che non avevo pubblicato per non appesantire... o magari poi la sposto a qualche altra parte...

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  4. "come si vede la teoria non è molto chiara, ma su questo ci campano molti"
    eh, indubbiamente. la teoria è astratta, dunque difficilmente è chiara (o scura). e, parimenti, non è neanche bianca o nera (magari non è neppure grigia materia). comunque, la mia prescrizione sarebbe probabilmente stata un'altra, ovvero scrivere almeno una decina di anhae saptae all'anno e almeno una volta nella vita un racconto quadrumane col nano. perché non è importante solo che nel cervello "vada roba buona", ma anche e soprattutto che dal cervello esca roba buona. amen.
    : )))

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