qui magrelli per la prima volta, lui che se ne è tenuto
sempre allergicamente e coscienziosamente
alla larga, entra in una psiche,
riconosce una psiche...se ne è sentito forse autorizzato dal fatto che quella
psiche è in qualche modo la sua,
è carne sua, è storia sua...è la psiche di quel personaggio in sé metapsichico, la cui oggettivazione è preclusa dai meccanismi libidici, che è un padre.
la nota è stato postata anche da domenico pinto su Nazione Indiana nota su Nazione Indiana , in una versione con un "tempo" diverso
è carne sua, è storia sua...è la psiche di quel personaggio in sé metapsichico, la cui oggettivazione è preclusa dai meccanismi libidici, che è un padre.
e la cosa sorprendente è infatti che egli riesce a
descriverla tenendosene sempre sull’orlo metafisico, sul ciglio... è la prima
volta, a mia conoscenza, che una psiche è descritta in tutta la sua verticale, insondabile
vertiginosità, proprio perché coincide con quel limite del mondo che è un io,
quello del figlio che la racconta...
la figura sociale che se ne delinea è insieme un mostro e un
reperto fossile, un meccanismo animale e un vividissimo e pulsante fenomeno
umano...
ed è dunque pertanto anche, stranamente, inspiegatamente, fatalmente,
un oggetto del suo amore...
tutto il libro è percorso da una cruenta tenerezza, da una
tenerezza che svaria dal beffardo al commosso, dall’algido al rovente, dallo
straziato allo straniato...
la violenza irascibile e furente del padre dal nome di
fiore, di giacinto, così diverso dal figlio e così coincidente, appare come un
dimenamento, un divincolamento, uno spasmo con cui tenta di sventare la presa
del mondo...giacinto non si avventa, ad ogni stimolo, contro l’ingiustizia, ma
contro una condizione di prigionia del corpo nella lingua..
corrisponde peraltro simmetricamente al sofisticato culto
(in origine un'etica) del martirio del figlio..ma tutto ciò non è da scambiare per un banale e
patologico incastro nevrotico...padre e figlio sferrano piuttosto da fronti opposti un prometeico e congiunto attacco alla morte e alla meccanicità della vita.
non saprei se questo è il libro migliore di magrelli, per
qualche verso no, per molti versi è più compiuta, organica, riuscita e
conchiusa la sua poesia, quella esatta e trasparente di ora serrata e venature,
delle ineccepibili, perfette didascalie per la lettura di un giornale, quella
più spessa, matura e potente dei disturbi del sistema binario... è certo però
che questo è un libro nuovo, importante e irrinunciabile, un libro che aggiunge
qualcosa a quel che c’è da dire del mondo.
per un mio scritto più ampio, seppure sempre occasionale e asistematico, su magrelli rimando a Il primoamore l’autore,l’untore, l’attore
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