sabato 11 maggio 2013

visita a una vicina (d’apres gozzano)


 

il palazzo di fronte, pagina di linee e macchie segregate            questo palazzo lunare, di azzurri e rossi e verdi dal colorito lunare e numerico

 
scendo di casa e lo compenetro... ma le scale sono dure... le porte chiuse... e dentro ci sono gli abitanti!      altre chiazze agili, semoventi!       che anche loro, come me, si dibattono in una lingua

  
allora avventiamo i linguaggi protrudenti uno sull’altro, ce li vibriamo... : buongiorno, dico...... e l’altro resta, remoto, nel suo: buongiorno...    si toccano e sfregano i buongiorni....  qualche puntino sospensivo crepita...
 


ci iniettiamo altre falde sonore, pallottole volteggianti e turbinanti che conformano e inteporiscono l’aria
 


 
nelle tuberie interne e le cavità aeree e gli anfratti cocleici e uveali e foveali e i tubi d’ematite e gli interspazi cuscinetto si rimescolano e avvoltolano e circolano altre pallottole pelose  – gomitoli fonici

 
per un istante ognuno è fatto d’altro, ognuno si gonfia e lievita del corpo pneumatico dell’altro
ma è come se avvertissimo il difetto...siamo solo bestie migliorate, pietre lavorate, piante peducolate

 
il difetto ci intossica, i corpi sbuffano, paonazzi, avvelenati d’altro, ma non davvero d’altro, della sola squama  dell’altro, il catabolita, il pus,  il simulacro
 
siamo due simulatori di luci

 
seppure la calotta lunata, levigata e pulsante del seno dell’altra spenzola dall’astuccio lanoso, seppure il mio sguardo vacilla e fibrilla, si commuove a certe sue messinscene, una mosca inviata da altri regni che ci collega a tratti, funge da inquietante, da perturbante

 
ci assicura la nostra umanità... ci accerta nella nostra distanza...ci sta traducendo in moschese...ci sta liquefacendo in moschese....

 
ecco perché io ne ho scritto, per lasciare spazio alla mosca, alla sua lingua...

  
 

glossa
 

 

entrare nel linguaggio             dentro cane, trovare il cane                dentro nero, trovare il nero

 
ma cane viaggia nell’aria....cane è sempre nero, anche il cane chiazzato

 
e rosso non è affatto rosso, anzi è un po’ giallo e violaceo, perché risucchia...o comunque ha i colori dei suoi supporti

 
 ci siamo noi, poi c’è la lingua     ci sono i fili, le impalcature, le tubature                     il plasma che ci irrora

 
ma sì, la lingua ci compenetra come l’ossigeno che intride gli alveoli, i glomeri inzuppati...ma nel punto più intimo del corpo, qua sta la molecola, qua sta il bosone, e qua sta la lingua

  

la lingua si emulsiona, ma è immiscibile, inincorporabile, è inespugnabile        il meccanismo è autonomo

 
allora la firmiamo, la sigliamo possessivamente, ossessivamente... ma resta liscia e imporosa come il cristallo....non scalfita.... resta numerica, del tutto vuota, trasparente, senza un filamento o una limatura di corpo

 

noi dove stiamo.... ne restiamo fuori, condannati sul bilico              sperduti fra la sua apparizione e se stessi, noi stessi.....      siamo dove mancheremo           noi stessi stadio            dove ci dislochiamo, e fra i due luoghi c’è la differenza
 


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